Foja ( Ph. Riccardo Piccirillo)Interviste 

Da grandi vorremmo essere i Foja da grandi.

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 ‘O treno che va è il vostro terzo album, che arriva dopo ‘Na storia nova del 2011 e Dimane torna ‘o Sole del 2013, oltre a una serie di impegni e di collaborazioni che vi hanno portato a suonare sul palco del Teatro San Carlo di Napoli con lo spettacolo Cagnasse tutto. 
Cosa è cambiato dagli inizi nel vostro modo di approcciarvi alla musica e di lavorare, soprattutto anche i crescenti impegni che vi hanno visto suonare in contesti prestigiosi? Come cambia la dimensione artistica dal club al Teatro San Carlo?


Fondamentalmente dopo tanti anni di attività, l’approccio alla vita musicale rimasto pressoché invariato, ci piace salire su di un palco e suonare le nostre canzoni. Quello che è mutato è il senso di responsabilità verso il nostro pubblico nel proporre lavori di qualità superiori in base alle possibilità, il teatro è uno spazio scenico tridimensionale che ti da la possibilità di enfatizzare alcuni aspetti atmosferici delle canzoni, ti permette di utilizzare più armi per contestualizzare un brano, nei club è l’anima a farla da padrone, adoriamo entrambe le circostanze laddove l’esibizione diventa un momento unico. Crediamo che i concerti si facciano assieme al pubblico sono loro la parte viva e importante dello show assieme alla band.
‘O treno che va appare un vero e proprio viaggio, un percorso che viaggia su diversi generi: rock, pop, blues, country, canzone classica napoletana e italiana. Che tipo di band siete ora e come vi immaginate d’essere nel futuro? Una di quelle che magari parteciperà al Festival di Sanremo l’anno prossimo o una band alternativa? Insomma, da grandi chi volete essere?

Ci piace immaginare il presente giorno per giorno, assecondando i nostri gusti, e i cambiamenti naturali del tempo, senza forzature…da grandi vorremmo essere i Foja da grandi!

Durante la conferenza stampa vi domandai, dove volete che vi conduca questo treno? Un po’ la supercazzola, che ora arriva alla versione 2.0, a tre mesi  dall’uscita dell’album. Visto che ormai la promozione è avviata da un po’, come sta andando l’album e come procede questo treno?

Il treno viaggia. E’ un disco in movimento, è cominciato molto bene, abbiamo sentito subito l’affetto dei nostri fans, che hanno avuto piacere nel condividere con noi questo viaggio, la cosa che ci piace di più è che ognuno ha una canzone preferita, che nonostante sia un disco “lungo” composto da 14 canzoni, nessuna di queste è stata messa da parte, ma la strada ferrata è lunga e non vediamo l’ora di continuare a percorrerla.

 Per quanto riguarda la produzione artistica, immagino che un progetto del genere sia abbastanza complesso da portare avanti, quanto lavoro di studio c’è stato dietro “O treno che va” e che tempi di gestazione ha avuto il disco, tra scrittura e produzione musicale e collaborazioni?


Questo disco è un giusto compromesso tra istinto e meditazione, le prime canzoni risalgono a un paio d’anni fa, tante sono state scritte in viaggio, non ci siamo mai fermati negli ultimi anni, alla fine ci siamo ritrovati con 21 canzoni da selezionare, abbiamo fatto tanta preproduzione che è stato il vero lavoro lungo, circa 1 anno, alla fine tra riprese missaggi e mastering l’album è stato realizzato in 3 mesi.
Già dal primo ascolto si nota subito l’accentuata composizione orchestrale, e l’ottimo lavoro di produzione. Il suono è quello che vi contraddistingue, come state lavorando per portarlo poi nei live? (ndr. l’intervista è stata realizzata in concomitanza con il tour)

Il live è un momento a se, dove l’energia la fa da padrona, abbiamo rimangiato le canzoni per non perdere le sensazioni passate dal disco e da tutti gli innesti che abbiamo messo in produzione, queste canzoni funzionano anche voce e chitarra, e questo è un ottimo punto di partenza, ma per la prima volta sperimenteremo anche altri inserti audio durante lo show. 

Da ascoltatore ho davvero tanto apprezzato le collaborazioni di grande calibro nel disco. Si nota il fatto che esse siano mirate e non ci sia la carrellata di artisti che interviene nel disco (come in tanti progetti musicali accade). Come nascono le collaborazioni con artisti del livello di Edoardo Bennato, Daniele Sepe che regala delle perle in “Famme partì” e Buongiorno Sofia e Ghigo Renzulli dei Litfba con la sua splendida chitarra in Aria ‘e mare? Come sono nate queste collaborazioni e come ci si approccia a mostri sacri del genere?

Abbiamo sempre immaginato la produzione discografica come un momento in cui poter scambiare esperienze differenti, miscelare il nostro suono con altri artisti è il modo migliore che conosciamo per consacrare la musica a momento di crescita collettiva. Anche per questo disco ci siamo avvalsi di tante collaborazioni, basate tutte sulla stima artistica reciproca, nessun collaborazione è pensata a tavolino, ogni intervento è dettato dalla voglia di aumentare il potenziale di una canzone e così è stato con gli artisti che hai citato. Ghigo, Edo e Daniele ci hanno regalato i loro colori in quelle canzoni perché artisticamente per noi e loro richiedevano quell’intervento.

Parlando delle canzoni, quelle che personalmente mi stanno più a cuore sono Nunn’è cosa, Buongiorno Sofa e Famme partì. Ma potrei elencarvene tante altre praticamente tutto l’album. Per ogni disco, immagino che ogni artista abbia un proprio pezzo preferito, quello che l’ha più emozionato oppure quello che l’ha più impegnato e che può considerarsi come il preferito. Qual è stato il pezzo che più vi è rimasto dentro di quest’album? Quello che vi ha impegnato di più?

Al momento siamo innamorati dell’intero disco, ogni canzone ha avuto la stessa cura, nessuna è stata trascurata, e quindi l’impegno è stato uguale per tutte, forse “Cagnasse tutto” la canzone che apre il disco è quella che ha dato il La all’intera produzione e quindi ha un valore affettivo molto alto, è una canzone atipica, dura e dolce al contempo, c’è il rock e c’è la melodia, ci sono le chitarre e ci sono i mandolini, è una canzone che ci somiglia molto.

In Aria ‘e mare è chiaro il riferimento a Napoli e tutte i fatti che spesso ne macchiano la macchiano di sangue. Mi piace molto quando dite “Nun s ponno rassignà senza scuorno se pazzea cu’ ‘a vita ‘e ll’ata gente”. Che momento pensate stia vivendo la città sia a livello sociale con i tanti brutti episodi che si sentono quotidianamente e che vengono sempre tanto pubblicizzati dai media forse in maniera strumentale? 


Napoli è viva, lo è sempre stata, adesso c’è tanta consapevolezza della nobiltà culturale di questa città, è un luogo dove sacro e profano, barbarie e umanità convivono da sempre, il nostro impegno è di comprendere che Napoli siamo noi e solo attraverso l’esempio dei singoli può migliorarsi, le speculazioni ci saranno sempre, bisogna combatterle con la poesia e la civiltà.

Mentre a livello artistico, la scena napoletana appare in grande spolvero, che ne pensate, si può parlare di rinascita musicale dopo un periodo di assopimento?

Come potremmo dire il contrario? Sta accadendo qualcosa che ci auspicavamo sin dall’inizio della nostra esperienza, in un momento in cui era inpensabile ri-utilizzare la lingua napoletana in una forma moderna, credo che ne vedremo delle belle… c’è tanta musica di qualità in giro per Napoli e un pubblico affamato di canzoni!

 Classica domanda finale, state già pensando a progetti futuri?

Siamo sempre in attività, stiamo mettendo su lo spettacolo del 24 marzo a Casa della Musica , è la nostra stazione di partenza e come al solito sarà uno spettacolo speciale e ad aprile uscirà “La Parrucchiera” un film di Stefano Incerti, dove in colonna sonora ci saranno le nostre canzoni e anche un nostro cameo in carne ed ossa.

 

Daniele Maisto
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